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giovedì 23 febbraio 2017

Blogtour: 'Strider. La Grande Foresta' di Andrea Grassi | Tappa #5: Illustrazioni

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Buongiorno lettori! Oggi per voi ho preparato un post davvero speciale: la quinta tappa del tour dedicato alla nuova edizione del libro 'Strider. La Grande Foresta' di Andrea Grassi, che avevo letto e recensito  (vabbé, recensito, diciamo che una volta ero ancora più ristretta con le recensioni, ma ero alle prime armi!) nel 2014 (qui trovate la mia recensione). 
In questa tappa, il mio compito non è quello di parlarvi del libro, ma di ricordarvi che in questa nuova veste, esso è ricco di bellissime illustrazioni create dal bravissimo Ivan Calcaterra, che ho avuto l'onore di poter intervistare per voi e che ha avuto la pazienza di rispondere minuziosamente ad ogni mia domanda! Qui di seguito vi lascio la biografia di Ivan l'intervista e qualche illustrazione!

Nato a Busto Arsizio nel 1969, è fumettista e illustratore.
Da oltre vent’anni fa parte dello staff di disegnatori di Nathan Never, la prima serie fantascientifica della Sergio Bonelli Editore.
Nel 1993 tiene a battesimo l’esordio di Legs Weaver, primo personaggio femminile di casa Bonelli ad avere una testata propria, mentre è del 2005 la partecipazione ad un numero del poliziesco Julia; nel 2014 sul Dylan Dog Color Fest n. 12 realizza i disegni per il primo storico incontro tra Nathan Never e l’Indagatore dell’Incubo.
Sempre per l’ editore milanese è tuttora al lavoro anche sulla collana fantasy Dragonero.
Dal 1999 collabora con Giochi Preziosi in qualità di concept e character- designer, lavorando sulle più importanti linee di giocattoli e ideandone a sua volta.
In ambito editoriale ha all’attivo collaborazioni con Focus Junior, Gazzetta dello Sport, GP Publishing; per Piemme realizza alcune illustrazioni e copertine legate a Geronimo Stilton.
Lavora anche in ambito pubblicitario e di pre-produzione cinematografica e televisiva, realizzando disegni e storyboards.
Intervista:
*scorrete la sezione per leggerla interamente*
-Buongiorno Ivan! Per prima cosa, permettimi di ringraziarti per aver permesso questa intervista all’interno del mio blog! La tua è una professione che ho sempre ammirato, trovo sia davvero bellissimo riuscire a dare vita ai personaggi e alle ambientazioni di un libro. Aquesto proposito, direi di partire subito con la prima domanda: dove è nata la tua passione e quando hai deciso di fare l’illustratore?
Non ho memoria di un periodo della mia infanzia in cui non mi riveda con qualche pastello o pennarello tra le mani, direi quindi che possiamo parlare di passione innata..! E’ vero che è tipico un po’ di tutti i bambini ma, mi dicono, si capiva che quella del disegno era la mia particolare dimensione... e da allora praticamente non mi sono più fermato..! Determinanti poi sono stati gli “incontri” con alcuni particolari libri, il cui “imprinting” ha definito molta parte di quel che ho fatto poi - e faccio tuttora - in ambito lavorativo. “Lo Hobbit” è stato il primo libro che comprai in completa autonomia, con la mia paghetta, quando avevo sette o otto anni; subito dopo uscirono “Gnomi”, “Giganti” e soprattutto il celeberrimo “Fate”, con il quale feci la conoscenza di due “numi tutelari” dell’illustrazione fantastica: Brian Froud e Alan Lee. Questi magnifici volumi illustrati diventarono il mio appuntamento natalizio più desiderato e godono ancora adesso di un posto di rilievo sulle mie stracariche librerie. Successivamente quando è stato il momento non ho avuto dubbi sul fatto che l’Artistico sarebbe stato il liceo che avrei frequentato. Dopo il diploma scelsi il corso di Illustrazione perchè mi sembrava la naturale evoluzione rispetto a quelli che erano i miei interessi per il fantasy e la fantascienza, il fumetto e l’editoria in genere, anche se allora - fine anni ’80 – la parte del leone la faceva sicuramente la comunicazione - e di conseguenza l’illustrazione - pubblicitaria.

-Oltre a rendere reali i personaggi dei vari libri, sei anche appassionato di lettura? Oppure no?
Amo leggere tanto quanto amo disegnare e leggo un po’ di tutto: classici e contemporanei, romanzi, saggistica di vario tipo, storia dell’arte e biografie, naturalmente tantissimo fumetto. In questo periodo sul “comodino” ci sono “Il racconto dei racconti” di Basile, un paio di trattati di storia medievale, il catalogo della mostra di Escher che ho visto da poco, un libro sul Kendo e “Sandman” di Neil Gaiman. Non dimentichiamo però la musica, compagna indispensabile, insieme alla radio, delle mie giornate al tavolo da disegno; anche qui sono un onnivoro, ma quando ho bisogno di uno stimolo in più o cerco una full- immersion totale con il soggetto sul quale lavoro, tendo ad associare il tema di quello che ascolto a quello che sto disegnando. Amo molto il folk - la musica tradizionale - irlandese e scozzese, e sono un fan di vecchia data di Loreena McKennitt, entrambi sottofondi perfetti mentre si disegna del fantasy..!

-Qual è stato il tuo percorso per arrivare fin qui e come ti senti quando inizi a lavorare a delle nuove illustrazioni? Di solito impieghi molto per arrivare all’idea giusta o il soggetto ti viene di getto?
Le esperienze nel campo dell’illustrazione e della creatività in generale sono state molteplici e delle più diverse, talvolta percorse in modo simultaneo, alcune solo occasionali, altre che proseguono ancora adesso. I primi lavori a livello professionale li feci quando ancora frequentavo l’ultimo anno della scuola di Arti Applicate e appena finiti i corsi continuai a collaborare con lo stesso studio grafico che me li aveva commissionati, per il quale facevo prevalentemente disegni per l’editoria scolastica; in più arrivava qualche lavoretto da agenzie pubblicitarie della mia città o di Milano. Contemporaneamente con un amico mi occupavo di effetti speciali, realizzando pupazzi, creature e make up - era l’epoca d’oro del cinema horror splatter, di cui eravamo appassionati, nonchè gli anni dell’esordio di Dylan Dog nelle edicole italiane. Poco dopo ebbi modo di conoscere Sergio Bonelli e molti dei più importanti fumettisti che lavoravano nella casa editrice milanese e ben presto entrai a far parte dello staff di disegnatori di “Nathan Never”, personaggio nato circa un anno prima e sulla quale testata lavoro tuttora. Parallelamente svolgo da quasi vent’anni anche l’attività di, per dirla in parole povere, “inventore di giocattoli”, ma rimando alla biografia che compare nella pagina per altri dettagli.
Per rispondere alla seconda parte della domanda, possibilmente cerco già da subito di accettare incarichi che mi entusiasmino o ai quali prevedo di appassionarmi strada facendo, lavorandoci. Non mi tiro indietro neanche di fronte a nuove esperienze, inedite per me, avendo comunque sempre ben chiaro in cosa posso riuscire e quali sono i miei limiti. Per quel che mi riguarda, quando si tratta di cominciare un nuovo lavoro lo stato d’animo non può che essere dei più positivi; devo essere carico di buone aspettative, “gasato” e ispirato..! Non è sempre facile, ma è il “mood” che devo riuscire ad instaurare anche nel caso in cui il disegno che devo fare non mi aggradi particolarmente - o magari lo detesti pure (aimè capita più spesso del previsto); dopotutto si tratta sempre di liberare la fantasia e disegnare e la passione per questo mestiere viene in aiuto. Riguardo l’approccio ad una nuova illustrazione le situazioni possono essere delle più varie: alcune volte hai in testa, chiara e lampante, l’immagine che vorresti ma poi le mani non “ubbidiscono”, altre volte il disegno sembra che si faccia da solo senza nessuno sforzo; ci sono giornate storte in cui non si riesce a combinare niente di buono e poi, magari dopo un paio di giorni, o più, ritorni sulla stessa cosa e la risolvi facilmente nel modo più spontaneo; ad ogni modo sono situazioni assimilabili anche ad altri ambiti creativi, come la scrittura ad esempio. Spesso mi è capitato di trovare un taglio inaspettato dell’immagine o il particolare che fa la differenza per errore o per una incredibile coincidenza che ti fa capitare sotto gli occhi lo spunto o l’esempio che ti serviva in quel momento ..!

-Oggi molti ragazzi puntano a diventare illustratori. Hai qualche consiglio da poter dare a tutti quelli che ci stanno leggendo ed aspirano a questo lavoro?
Interessarsi di tutto, leggere il più possibile, vedere film, andare a teatro, videogiocare (a chi piace; se non vi piace, sedetevi di fianco all’amico che gioca e guardate come fosse un film), fotografare e interessarsi di fotografia, se possibile viaggiare un po’ (ma anche nel paesino accanto a dove abitiamo, non è obbligatorio fare il giro del mondo!) ... e molto altro; insomma crearsi un bagaglio visivo e culturale, che naturalmente va aggiornato continuamente. Un mio vecchio professore diceva che non potevamo permetterci di non guardare, ad esempio il balletto, o qualsiasi altra cosa, perché non ci piaceva. Una delle idee migliori nel campo del giocattolo mi è venuta pensando ad un documentario sulle formiche visto anni prima.

Dopo qualche breve domandina generale, direi di passare all’argomento più succoso di oggi: la tua collaborazione con Andrea Grassi!

-Ho avuto modo di leggere ‘Strider’ e lo ho apprezzato molto, quindi ti chiederei subito: cosa pensi della storia narrata? Hai trovato interessante la realizzazione dei suoi soggetti?
Inizialmente pensavo che la collaborazione si sarebbe svolta piuttosto velocemente, si trattava di realizzare la copertina e un paio di illustrazioni interne, un impegno di una settimana o poco più. Per un incarico del genere normalmente non serve leggere l’intero romanzo - e spesso non ci sarebbe nemmeno il tempo - quindi dopo un primo incontro con Andrea, in cui mi ha parlato a grandi linee della storia e mi ha fornito le copie dei primi due libri, l’intenzione era quella di scartabellare un po’ tra le pagine per trovare un paio di punti salienti della vicenda ai quali dedicare le illustrazioni. “Purtroppo” ho fatto l’errore di cominciare a leggere il libro dall’inizio - almeno il capitolo introduttivo potevo permettermi di leggerlo tutto, anche per capire il tono e lo stile del racconto. L’ho cominciato prima di dormire, verso l’una, la sera stessa dell’incontro; verso le quattro del mattino ero già un fan sfegatato della saga - naturalmente non ero riuscito a fermarmi al primo capitolo - e dopo cinque giorni (non di lettura ininterrotta, meglio precisare..!) avevo finito entrambi i volumi. A quel punto, altro che episodi salienti.. le idee e le immagini si affollavano, ma di questo parleremo tra poco, dato che ho sbirciato la domanda successiva e quindi riprenderemo il discorso più sotto. Qui invece aggiungo che Andrea mi aveva anche incoraggiato a fornirgli un parere e dei commenti sulla storia, anzi sulla “storiella”, come ama chiamarla, quindi abbiamo parlato molto del libro e al momento di cominciare coi disegni ero già praticamente fratello di sangue e sputo di Ian e compagni..!

-Realizzare le illustrazioni di ‘Strider’ è stato complicato o lo hai trovato semplice? Come hai scelto il modo e lo stile migliore attraverso cui rappresentarlo?
Complicato e semplice al tempo stesso, come è giusto che sia, ma soprattutto molto divertente. Come dicevamo, la storia offriva innumerevoli spunti e un sacco di personaggi e cose interessanti da rendere in immagini e mi è stato subito chiaro che volevo disegnarne il più possibile, quindi ho proposto ad Andrea di non fare la semplice “messa in scena” di un paio di momenti particolarmente significativi, ma piuttosto di provare a dare un’idea del mondo di Strider attraverso le suggestioni fornite dalle ambientazioni, dagli oggetti, dalle creature che lo popolano e coi quali i personaggi principali interagiscono. L’intenzione era anche quella di fare una serie di disegni abbastanza eterogenei, cioè eseguiti con tecniche differenti, alcuni più simili a schizzi come fossero stati fatti velocemente dal vivo su di un “carnet de voyage”, altri più rifiniti, come se lo stesso viaggiatore poi li avesse ripresi e completati con calma una volta tornato a casa. Poi da ultimo ho voluto aggiungere le mappe, un classico del fantasy che non poteva mancare; piacevolissime ma anche faticosissime da fare, per le quali ho cercato, anche con il prezioso aiuto di Sara Rizzo, di proporre una cifra a metà tra lo stile tradizionale e una grafica leggermente più contemporanea, proprio come il mondo e il fantasy di Strider non sono prettamente medievali ma in cui convivono atmosfere “cappa e spada” e tecnologie più consone a una certa Sci-Fi nipponica o che non stonerebbero in Star Wars.

-Come è stata la collaborazione con Andrea Grassi? Vi siete trovati sempre d’accordo o a volte avete dovuto rielaborare qualche immagine per venirvi incontro?
Diciamo che la cosa più difficile per me è stata arginare la valanga di complimenti che mi faceva ogni volta, oppure convincerlo che quello che gli stavo mostrando era solo uno schizzo preliminare e non il disegno definitivo, ma a lui già piaceva e voleva pubblicarlo così..! A parte questo, abbiamo stabilito che non avrei dato una impronta manga alle illustrazioni, dato che non è lo stile che adotto normalmente, anche se gli schizzi coi quali Andrea è abituato a visualizzare le sue creazioni durante la stesura dei libri e che mi ha mostrato da subito si rifacevano proprio a quell’immaginario; i suoi disegni si sono comunque rivelati utilissimi spunti in più di una occasione. Avevo praticamente carta bianca nell’ideazione di ogni aspetto, ma spesso sono stato io a insistere perché mi mandasse anche la sua idea visiva di personaggi e ambientazioni.

-Direi che per oggi piò bastare così! Ti ringrazio tantissimo per il tempo che mi hai concesso! Prima di andare, ti chiedo un’ultima cosa: ti va di salutare i nostri lettori con una delle illustrazioni che preferisci, tratte dall’opera di Andrea Grassi?

Certamente; ho scelto un inedito e cioè la prima versione del personaggio del Gobbo, che è anche a colori... se ne avete voglia, divertitevi a trovare le differenze col disegno pubblicato nel libro..!

Allora, vi siete goduti l'intervista? Per concludere in bellezza questo mega post, qui di seguito vi allego altre quattro bellissime illustrazioni di Ivan e poco sotto vi lascio il form da compilare per poter partecipare il giveaway legato al tour. Vi ricordo, infatti, che in palio c'è una copia del libro!

a Rafflecopter giveaway
E con questo si conclude il tour dedicato al libro di Andrea Grassi!
Avete tempo fino al 28/02 per partecipare all'estrazione!

9 commenti:

  1. Non conoscevo le opere di questo autore, ma sono rimasta a bocca aperta. Sono bellissime, hanno un tratto che sembra disegnato a matita e gettato lì. Sembra un lavoro di pancia e non strutturato davvero. Li amo *_*

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  2. È stato divertente scoprire che anche lui è diventato un fan della saga. È stata bella l'idea di dare al libro delle illustrazioni, regalano molto di più alla lettura. Complimenti a tutti quelli che hanno lavorato a questo libro e che lo stanno promuovendo. Purtroppo il blog tour è finito, magari ne vedremo un altro per i futuri volumi :)

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  3. grazie per questa intervista. complimenti all'autore, che disegni meravigliosi! un pò, lo ammetto, lo invidio!
    Luigi Dinardo

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  4. Complimenti per l'intervista..e per i disegni.immagino il libro come può essere :-)

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  5. Sono davvero molto belli i libri di Andrea grassi i primi due della Saga della Grande Foresta li ho recensiti anche io a suo tempo - sapevo che doveva uscire al nuova versione del libro ma non sapevo del blog tour Un vero peccato avere giù letto il libro - i disegni sono davvero molto belli, ma c'era da aspettarselo visto chi ne è l'autore
    Un saluto carissima e buon fine settimana

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    1. Partecipo al giveaway - mi piacerebbe vedere il libro nella nuova versione ;-) <3

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  6. Bellissima intervista e disegni favolosi! *__*

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  7. Grazie a tutti per la partecipazione, sono felice che il tour vi sia piaciuto e che questa tappa vi abbia interessati!

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