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giovedì 14 febbraio 2019

Recensione: 'Magazzino 18' di Simone Cristicchi

Buongiorno lettori! Per la categoria #laletturachenonvadimoda oggi vi propongo un titolo che è rimasto nell'ombra per i più per troppo tempo. 
Simone Cristicchi, anche grazie alla recente partecipazione al Festival di Sanremo, è un nome molto conosciuto... ma quanti di voi possono dire di conoscere bene tutti i suoi lati? Quanti di voi lo conoscono come attore di teatro e scrittore, oltre che come cantautore? 
Mentre ci riflettete, io passo alla recensione del volume. Visto che parla degli esuli d'Istria e delle foibe, avrei voluto parlarvene nei giorni scorsi, ma purtroppo a causa di impegni universitari non sono riuscita a concludere la lettura in tempo.
Fa nulla, ve ne parlo oggi.

Titolo: Magazzino 18
Autore: Simone Cristicchi
Pagine: 158
Prezzo: € 16,50
Editore: Mondadori

TramaMontagne di sedie aggrovigliate come ragni di legno. Legioni di armadi desolatamente vuoti. Letti di sogni infranti. E poi lettere, fotografie, pagelle, diari, reti da pesca, pianoforti muti, martelli ammucchiati su scaffalature imbarcate dall'umidità. Questi e innumerevoli altri oggetti d'uso quotidiano riposano nel Magazzino 18 del Porto Vecchio di Trieste. Oltre sessant'anni fa tutte queste masserizie furono consegnate al Servizio Esodo dai legittimi proprietari, gli italiani d'Istria, Fiume e Dalmazia, un attimo prima di trasformarsi in esuli: circa trecentocinquantamila persone costrette a evacuare le loro case e abbandonare un'intera regione in seguito al Trattato di pace del 10 febbraio 1947, che consegnò alla Jugoslavia di Tito quel pezzo d'Italia da sempre conteso che abbraccia il mare da Capodistria a Pola. Di questa immensa tragedia quasi nessuno sa nulla. Delle foibe, delle esecuzioni sommarie che non risparmiarono donne, bambini e sacerdoti, della vita nei campi profughi e del dolore profondissimo per lo sradicamento e la cancellazione della propria identità pochissimi hanno trovato il coraggio di parlare nei decenni che seguirono. Eppure è storia recente, a portata di mano e soprattutto abbondantemente documentata: basta aprire le porte del Magazzino 18. Porte che Simone Cristicchi ha spalancato.

Recensione:

'Magazzino 18' prende il nome dal magazzino numero diciotto di Trieste, che contiene tutte le masserizie di quella gente che scappò dalle terre comprese tra Pola e Capodistria.
E' a partire da quel luogo che Cristicchi comincia il suo libro, che narra la storia in due modi diversi ed attraverso tantissime voci. La prima voce è quella di Persichetti, inviato a fare un inventario all'interno del magazzino. Quest'uomo rappresenta ciò che la conoscenza può far nascere all'interno dell'animo umano: compassione, comprensione e voglia di tirare fuori la verità da sotto le macerie cadute nel tempo. Tutte le altre voci, sono urla strazianti che capitolo per capitolo l'autore inserisce nel volume per darci diverse testimonianze dell'orrore che vissero uomini, donne, bambini ed anziani durante la presenza delle truppe titine nel tratto di terra che poi venne ceduto alla Jugoslavia.
Queste voci vengono divise in diverse sezioni. La prima è quella più cruda e violenta. Si tratta di tantissime storie diverse, unite da un destino comune: la morte e/o il terrore. 
Cristicchi narra delle persecuzioni, dell'esodo, delle foibe e della paura in un modo terribilmente realistico che fa cadere il lettore in una sorta di ipnosi: vorremmo fermarci, vorremmo mettere fine a tutto quel dolore; eppure è impossibile fermarsi a metà.
Nelle parti successive del volume, Simone si concentra su ciò che accadde alla gente italiana dopo l'esodo. Parla non soltanto di come venivano trattate le persone scappate in cerca di riparo e maltrattate nella loro stessa Italia, ma anche di tutti coloro che per un motivo o per un altro decisero di non andarsene: coloro che vengono chiamati i rimasti.
Sono tanti i motivi per cui le persone decidevano di rimanere nelle terre di Tito: paura di lasciare la propria casa, persone malate che non potevano essere abbandonate, richieste di imbarco non accettate e passaporti mai emessi.
L'esodo può essere visto da due lati: quello delle violenze carnali e quello delle violenze psicologiche. Ci sono gli esodati, coloro che hanno deciso di andarsene, ma ci sono anche i rimasti: coloro che avrebbero voluto andarsene, ma non hanno potuto o non ci sono riusciti e per questo motivo sono improvvisamente diventati estranei nella loro stessa casa.
Consiglio non soltanto la lettura di questo libro (accompagnato anche da desolanti immagini del magazzino), ma anche la visione dello spettacolo teatrale omonimo in cui Cristicchi riesce a rendere alla perfezione ciò che poi ha trascritto in questo volume.

"Non è un'offesa che cede al rancore,
non è ferita da rimarginare
è l'undicesimo comandamento:
<Non dimenticare>."

4 commenti:

  1. Ero davvero curiosa di leggere la tua recensione e ora il libro finisce dritto dritto in wish list! :)

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  2. Il libro tratta un tema importantissimo, è un libro che mi segno e non appena mi capiterà sotto mano lo prenderò. Grazie per la recensione.

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