Chi sono?


io Mi chiamo Ilenia e sono una ragazza umbra estremamente curiosa, amante degli animali, della natura, delle scienze, del cibo, dei giochi da tavola/videogiochi e dei libri. Amo leggerli, viverli e respirarli. Non ho un genere preferito ed ho sempre pensato che cercare di abbracciare la lettura nel suo insieme sia un enorme pregio. Ammetto, però, di avere qualche difficoltà con alcuni generi, come gli erotici, gli storici e i gialli (che leggo più raramente rispetto agli altri). In questo blog scrivo della mia passione librosa, con recensioni e rubriche. Che altro posso dirvi di me? Sono laureata in Lingue e culture straniere e in Scienze socioantropologiche per l'integrazione e la sicurezza sociale. Non so ancora come sarà il mio futuro, ma sono molto determinata a scoprirlo. Ho la sfortuna nel sangue, ma cerco di sorridere alla vita!

venerdì 3 aprile 2020

Recensione: 'Due morti e quattro cadaveri' di Raffaele A. Garzone

Buongiorno amici miei! Per la prima volta mi trovo in arretrato di un paio di recensioni (questa e quella di Notte prima degli esami oggi), quindi oggi recupero lasciandovi il mio parere riguardo un giallo che mi ha davvero sorpresa, cosa più unica che rara. Ringrazio ancora una volta l'autore per avermi volute regalare una copia da leggere!

Titolo: Due morti e quattro cadaveri
Autore: Raffaele A. Garzone
Pagine: 151
Prezzo: € 4,97
Editore: Autopubblicato

Trama: Nella comunità Amish di Lakewood il tempo sembra essersi fermato a un secolo fa. Oltre le porte del fienile ci sono sei corpi appesi a testa in giù ad una trave. Una sera di febbraio, alle porte del villaggio, si presentano due individui in finanziera e panciotto che sostengono di essere Sherlock Holmes e John Watson, sbucati chissà come dalle pagine di vecchi romanzi. Questa è una storia in cui ciò che sembra più strano, ha in realtà un preciso senso logico, e pian piano tutto prende forma. Un solo dettaglio è chiaro fin dall’inizio: quelli appesi alla trave sono due morti e quattro cadaveri.



Due morti e quattro cadaveri è ambientato ai nostri giorni ed inizia catapultando il lettore in un villaggio Amish che, per chi non conoscesse questa cultura, equivale a trasportare il lettore in una sorta di mondo parallelo in cui il tempo sembra essersi fermato ed essere rimasto a un secolo fa, così immobile che addirittura sulla scena vediamo sbucare due figuri a noi molto noti: Sherlock Holmes e il Dottor Watson. Sui due protagonisti non c'è molto da dire, se non che sono caratterizzati molto bene. Arrivati a questo punto vi starete sicuramente chiedendo come sia possibile che nel ventunesimo secolo sia presente ad indagare sulla scena di un delitto la coppia più famosa di tutti i romanzi gialli. L'autore ha creato un escamotage davvero intrigante: l'ibernazione. L'idea è stata davvero intelligente e mi è piaciuta questa sorta di viaggio nel tempo programmato dove Holmes e Watson vengono riportati alla realtà nel momento in cui si deve indagare nelle comunità Amish. Giustamente, per indagare in un luogo rimasto fermo nel tempo, è essenziale ragionare con una mentalità rimasta ferma di un secolo. I nostri protagonisti, per mantenere intatto il loro modo di pensare, hanno l'assoluto divieto di entrare in contatto con la realtà odierna, con le nuove tecnologie e conoscenze.
Raffaele Garzone ci presenta una scena cruda, dove i protagonisti devono risolvere un misterioso caso. Tutto il libro, com'è ovvio che sia, ruota attorno allo svolgimento delle indagini e la storia ci viene narrata interamente dal punto di vista di Watson, il quale non manca nel descriverci pregi e difetti suoi e del suo collega.
Seppur io non sia un'amante di questo genere e non simpatizzi affatto per Sherlock Holmes, devo dire che questo libro è riuscito a catturarmi. Dopo un po' di titubanza iniziale, infatti, lo ho letto in appena una sera e mi sono ritrovata a divorare una pagina dietro l'altra, anche grazie allo stile semplice e scorrevole dell'autore. L'autore è riuscito ad incuriosirmi e a trascinarmi nelle indagini, fino a farmi scegliere e scartare colpevoli più volte.
Il pezzo forte di questo libro è però il finale, che mi ha letteralmente presa alla sprovvista e mi ha fatto saltare dalla sedia. Soltanto una cosa posso dire: l'idea dell'autore è stata assolutamente geniale ed anche solo per il finale il libro meriterebbe di essere letto.
Davvero grazioso, infine, il fatto che Raffaele abbia aggiunto una postilla in fondo al libro in cui indica una per una tutte le veridicità (e non) nascoste dietro ai vari particolari medico-tenici presentato nel corso della storia.

2 commenti:

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