Buongiorno amici! La fine dell'anno si sta avvicinando e presto, non appena avrò recuperato alcune recensioni arretrate, vi presenterò una nuova rubrica che unirà alla lettura le altre mie passioni un po' nerdose. Presto ve la presenterò :) intanto vi lascio il mio parere su un racconto molto speciale.
Autore: Susanna Hawkwood
Pagine: 69
Prezzo: € 3,50
Editore: Autopubblicato
Trama: Ognuno ha i suoi sogni, e, naturalmente, ognuno spera di realizzarli, almeno i più importanti. Ci sono persone, però, che invece di fare sacrifici, lavorare duramente, studiare e migliorarsi ogni giorno, preferiscono scorciatoie comode, e sono disposte a calpestare chiunque, pur di arrivare dove vogliono. Però… quando questo comportamento è adottato da una persona del tutto priva di qualsiasi abilità o talento, cultura, siamo sicuri che porti davvero al successo? E se la disonestà, la cattiveria e la menzogna le si rivoltassero contro, a un certo punto? La favola, oltre a un insegnamento di vita, è un piccolo compendio su tutto ciò che NON si dovrebbe fare per diventare scrittori, nonché un racconto di consolazione per i poveri editor, che, come diceva quello là, hanno visto cose, che voi umani… In allegato un piccolo compendio su come potrebbe, e forse dovrebbe, essere pubblicato un libro per facilitare la lettura di dislessici e non solo, con esempi di font, struttura e impaginazione.
Una piccola favola è un racconto ironico e pungente, che mette in primo piano una delle carriere più importanti nell'ambito dell'editoria: l'editor. Una figura che, mi rendo conto, rimane mitologica per molti (non)autori che credono di avere il libro perfetto nelle mani e non vogliono prendersi la briga di affidarsi ad occhi esterni per correggere gli errori del proprio manoscritto.
La nostra cara protagonista appartiene proprio a questa mitologica categoria e ci rende partecipi di un evento abbastanza spiacevole. Piuttosto che una favola, infatti, la storia narrata è praticamente un incubo! La nostra dolce editor si mette a disposizione di una ragazza convinta di poter scrivere il best seller del secolo. Il problema? Che ovviamente la ragazza in questione non è in grado nemmeno di coniugare un congiuntivo. Attraverso poche pagine Susanna Hawkwood ci fa vivere un'esperienza molto particolare, quasi imbarazzante, che temo abbia toccato da vicino moltissime persone nella realtà. La nostra protagonista si trova a combattere una battaglia che sembra persa in partenza, contro una neo-scrittrice che rappresenta l'ignoranza massima. Si tratta di un personaggio che si lascia detestare sin dalla prima riga della prima pagina: in lei ci sono un'arroganza e una presunzione tremende, che la rendono odiosa agli occhi del lettore. Seppur si capisca bene che l'autrice abbia deciso di creare una sorta di caricatura del tipico autore emergente senza peli sulla lingua e senza un minimo di coscienza autocritica, diviene impossibile non pregare il cielo di non incontrare mai una persona come quella descritta. Il finale lascia contemporaneamente con soddisfazione in cuore e un senso di amaro in bocca.
La parte più interessante del racconto, però, devo dire che non è la storia in sé (la trama è piuttosto semplice, seppur interessante), ma lo stile con cui è scritta. La cosa più particolare e che cattura maggiormente l'attenzione del lettore sono, infatti, il font utilizzato dall'autrice la postilla finale, dove l'autrice si concentra sullo stile usato da editori e scrittori in moltissimi libri esistenti in commercio. In particolar modo l'attenzione è puntata sul font di scrittura e Susanna cerca di elencare (spiegandone i motivi) quali sono i migliori caratteri di scrittura per un lettore dislessico. Sì, perché tutta la parte finale, un vero e proprio manuale di sopravvivenza e di cosa non fare se si vuol scrivere un libro alla portata di tutti, è dedicata ai lettori/autori dislessici e al loro modo di vedere le cose. L'autrice regala qualche consiglio ed accorgimento su come si potrebbe migliorare l'esperienza di lettura per questa fetta di lettori.
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