Buongiorno lettori! In diretta da Torino vi lascio una nuova recensione. Inizialmente volevo pubblicarla domani, ma sarò ad un matrimonio al quale non vedo l'ora di partecipare, quindi alla fine ho deciso di pubblicarla oggi per essere sicura di avere il tempo necessario a condividerla e pubblicare la foto apposita su Instagram.
Il libro di cui vi parlo oggi è un classico e come ogni volta vi ricordo che non sono qui per farne un'analisi critica in stile universitario o robe varie, ma soltanto per dirvi il mio parere. I classici, come ben sapete, fanno parte della mia sfida personale, ma attualmente sono ancora parecchio indietro. Devo muovermi e recuperare altre letture prima che sia troppo tardi ed arrivi la fine dell'anno senza che io abbia concluso qualcosa!
Titolo: I Watson
Autore: Jane Austen
Pagine: 125
Prezzo: € 1,90
Editore: Newton Compton Editori
Traduzione: Daniela Paladini
Trama: La Austen ha saputo ritrarre magistralmente la borghesia provinciale del Settecento inglese, con la sua ossessione per le buone maniere e la sua visione del matrimonio come aspirazione suprema. Ne "I Watson" (iniziato nel 1804, e rimasto incompiuto) questo sfondo assume tinte più cupe. La famiglia Watson si ritrova nella situazione - ben nota alla scrittrice, che dopo la morte del padre visse un periodo di ristrettezze economiche - di dover mantenere un certo decoro senza averne i mezzi. Trovare un buon partito, allora, sembra l'unica via di salvezza da un destino altrimenti segnato. Ma l'orgogliosa Emma, a differenza delle sorelle, vuole sottrarsi alla contesa per i pochi scapoli abbienti del paese.
Quello di Jane Austen è un racconto piuttosto breve che presenta al lettore un ambiente borghese con tutte le sue visioni del mondo. I temi trattati sono i classici di quell'epoca: l'avere una dote per trovare marito, i modi esosamente educati e lo stile di vita di un rango piuttosto agiato. Il tutto, però, non è messo al centro della trama. Ognuno di questi argomenti, infatti, si intreccia facendo capolino sulle bocche dei vari personaggi, ma non arriva mai ad essere l'attore principale della scena. La trama, accompagnata dalle tematiche sopra citate, tratta principalmente della situazione della famiglia Watson, in particolare attraverso la visione della giovane Emma che, dopo quattordici anni di lontananza, si ritrova a convivere con parenti praticamente mai visti e che essenzialmente ora non possono più dirle di provare un particolare affetto per lei.
Al fianco di questa ragazza ci sono diverse altre persone ed ho trovato affascinante che quasi tutte fossero donne. Mi è sembrata una sorta di piccola presa di posizione. La mia preferita tra tutte è sicuramente Elizabeth perché ha un animo ingenuo e gentile. Attraverso la sua voce comprendiamo come lei sia particolarmente legata alla famiglia, seppur non venga da tutti trattata all'altezza della situazione. In alcuni aspetti mi è sembrata una donna molto sola ed abbastanza fragile, ma non al punto da non riuscire a badare a se stessa. Meno ingenua è sicuramente Margaret, con la quale il lettore non riesce ad andare d'accordo perché essa viene presentata soltanto attraverso le parole di Elizabeth ed Emma ed appare nella storia per un brevissimo periodo.
Interessante è il modo in cui gli uomini in questa storia, seppur importanti, sono una specie di contorno e non appaiono mai davvero come i protagonisti. Per quanto l'immagine del matrimonio venga passata come necessaria e fondamentale, in questo racconto gli uomini rimangono in disparte e, sopratutto, subiscono un po' la figura delle donne, particolarmente quella di Emma che sembra essere in grado di tenere testa anche al corteggiatore più testardo.
In sé per sé questo libro non è male e scorre molto bene (si legge davvero in un poco più di un'oretta), però dal punto di vista della trama si ha l'impressione che manchi qualcosa. Si tratta di una lettura piacevole, ma alla quale manca un vero e proprio finale. Per quanto piacevole, leggere questo volume dona l'impressione di star leggendo una scena di una storia più ampia. Non saprei come spiegarlo meglio: una storia sicuramente piacevole, ma non piena.
Io sono un'amante della zia Jane, trovo che il suo stile e le sue storie siano stati rivoluzionari all'epoca, al punto da conservare tutt'oggi il loro specifico fascino. Questa sensazione di incompiutezza ne "I Watson" potrebbe essere dovuta al fatto che l'opera, come "Sanditon", è rimasta incompleta. In ogni caso, continua la tua corsa ai classici, sono certa che anche tra i titoli di zia Jane se ne celi uno che ti conquisterà al 100% ;)
RispondiEliminaSì, effettivamente il fatto che sia incompleta la 'rovina' un po', però pur sapendolo non me la sento di alzare il voto. Ho letto altre opere incomplete (di altri autori), ma non mi hanno fatto lo stesso effetto. Non so!
EliminaComunque tenterò sicuramente con altri volumi. Ormai è una sfida ahahahahah
Ciao Ile! Come diceva Angie qui sopra, la sensazione che manchi qualcosa è sicuramente dovuta al fatto che è un racconto incompiuto. La mia lettura risale a qualche anno fa, ricordo di averlo trovato carino ma non mi è rimasto particolarmente impresso :)
RispondiEliminaCarino, ma secondo me non getta le basi per qualcosa di speciale, ecco.
EliminaCapisco i motivi del 'non troppo piena'. Lo lessi anche io tempo fa, e mi ritrovo nel tuo parere 🤗🤗
RispondiEliminaContenta di trovarci d'accordo!
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