Buongiorno amici! Iniziamo questa settimana, qui nel blog, con una nuova recensione in cui vi parlo del secondo libro di una serie fantasy italiana. Del primo volume, Dream Halls. La vita al crepuscolo dei sogni, vi avevo parlato qui. Ovviamente, ci tengo a dirvi che nella recensione di oggi non troverete alcuno spoiler riguardo gli avvenimenti salienti!
Titolo: Dream Halls. L'isola del tempo che non c'è
Serie: Dream Halls #2
Autore: Massimo Prevete
Pagine: 234
Prezzo: 9,45
Editore: Autopubblicato
Trama: Il morbo che aleggia su Chromium non vuole placarsi, e, anzi, imperversa sulla metropoli senza fare prigionieri. Le vittime aumentano, fino a estendere l'emergenza sanitaria alla periferia. Se in molti preferiscono gettare bandiera bianca, traslocando fuori città in preda al panico... Richard è di diverso parere. Celine ha contratto il sonno perpetuo che caratterizza gli altri pazienti. Richard non ha ricevuto sue notizie, dopo la fatidica serata alla Wonderland, e si ritira nel suo guscio solitario dopo aver appreso le condizioni in cui riversa la ragazza. Ma ci vuole poco affinché scopra che Celine è caduta preda di una minaccia ben più grande.
Coinvolto suo malgrado in un disegno imprevedibile, Richard è chiamato a rispondere presente nel più bizzarro degli scenari. Rincorrendo le orme di colei che ha scombussolato il suo mondo, e di cui già non può fare a meno.
Dream Halls è una serie incentrata sulla coesistenza di un mondo onirico con quello reale. In questo volume la parte fantasy è molto più marcata rispetto che in La vita al crepuscolo dei sogni, esattamente come l'autore ci aveva permesso di intuire dal finale del primo libro della saga. Il lato fantastico si manifesta nell'esistenza di un mondo parallelo, creato da particelle multicolore e celato nel più assoluto mistero. In questa dimensione conosciamo un nuovo personaggio, Jade, e possiamo approfondire la conoscenza dell'uomo incappucciato, che finalmente ci rivela qualcosa di più su ciò che sta accadendo a Chromium.
La storia si divide tra il punto di vista di Celine e quello di Richard, che ritroviamo con lo stesso piglio che aveva nel volume precedente, solo leggermente alterato dai fatti avvenuti. Al suo fianco ritroviamo Dean, accanto cui compare la sorella, un personaggio davvero molto particolare che fa capolino quando meno ce lo aspettiamo.
In sé la storia è originale ed interessante, ma c'è una cosa che rende questo libro diverso dal suo predecessore: lo stile narrativo. Se recensendo La vita al crepuscolo dei sogni avevo elogiato a gran voce lo stile di Massimo Prevete, non posso fare lo stesso dopo aver letto L'isola del tempo perso. Il libro, infatti, sembra quasi essere stato scritto da un'altra persona perché l'autore rivela un lato ampolloso che rende arzigogolate anche frasi che, senza usare termini aulici, avrebbero potuto rendere comunque benissimo il concetto desiderato. Tutto l'insieme di queste frasi a volte pesanti, non mi ha permesso di ingranare al meglio con la lettura. Diciamo che fino alla fine ho fatto fatica ad abituarmi a questo nuovo modo di scrivere. In tutta onestà, preferivo il Massimo semplice del primo volume. Questo è stato effettivamente il lato negativo più degno di nota di questa lettura, che altrimenti si sarebbe rivelata molto più piacevole, anche perché nella trama ci sono molti colpi di scena che catturano l'attenzione del lettore e gli fanno venire voglia di sapere cosa accadrà successivamente.
Il finale di questo libro è molto ben studiato e, come era accaduto anche in quello precedente, l'autore riesce a creare una situazione tale da far capire al lettore cosa sta accadendo e cosa accadrà, ma non abbastanza da colmare la sua curiosità.
Dream Halls è una serie incentrata sulla coesistenza di un mondo onirico con quello reale. In questo volume la parte fantasy è molto più marcata rispetto che in La vita al crepuscolo dei sogni, esattamente come l'autore ci aveva permesso di intuire dal finale del primo libro della saga. Il lato fantastico si manifesta nell'esistenza di un mondo parallelo, creato da particelle multicolore e celato nel più assoluto mistero. In questa dimensione conosciamo un nuovo personaggio, Jade, e possiamo approfondire la conoscenza dell'uomo incappucciato, che finalmente ci rivela qualcosa di più su ciò che sta accadendo a Chromium.
La storia si divide tra il punto di vista di Celine e quello di Richard, che ritroviamo con lo stesso piglio che aveva nel volume precedente, solo leggermente alterato dai fatti avvenuti. Al suo fianco ritroviamo Dean, accanto cui compare la sorella, un personaggio davvero molto particolare che fa capolino quando meno ce lo aspettiamo.
In sé la storia è originale ed interessante, ma c'è una cosa che rende questo libro diverso dal suo predecessore: lo stile narrativo. Se recensendo La vita al crepuscolo dei sogni avevo elogiato a gran voce lo stile di Massimo Prevete, non posso fare lo stesso dopo aver letto L'isola del tempo perso. Il libro, infatti, sembra quasi essere stato scritto da un'altra persona perché l'autore rivela un lato ampolloso che rende arzigogolate anche frasi che, senza usare termini aulici, avrebbero potuto rendere comunque benissimo il concetto desiderato. Tutto l'insieme di queste frasi a volte pesanti, non mi ha permesso di ingranare al meglio con la lettura. Diciamo che fino alla fine ho fatto fatica ad abituarmi a questo nuovo modo di scrivere. In tutta onestà, preferivo il Massimo semplice del primo volume. Questo è stato effettivamente il lato negativo più degno di nota di questa lettura, che altrimenti si sarebbe rivelata molto più piacevole, anche perché nella trama ci sono molti colpi di scena che catturano l'attenzione del lettore e gli fanno venire voglia di sapere cosa accadrà successivamente.
Il finale di questo libro è molto ben studiato e, come era accaduto anche in quello precedente, l'autore riesce a creare una situazione tale da far capire al lettore cosa sta accadendo e cosa accadrà, ma non abbastanza da colmare la sua curiosità.
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