Chi sono?


io Mi chiamo Ilenia e sono una ragazza umbra estremamente curiosa, amante degli animali, della natura, delle scienze, del cibo, dei giochi da tavola/videogiochi e dei libri. Amo leggerli, viverli e respirarli. Non ho un genere preferito ed ho sempre pensato che cercare di abbracciare la lettura nel suo insieme sia un enorme pregio. Ammetto, però, di avere qualche difficoltà con alcuni generi, come gli erotici, gli storici e i gialli (che leggo più raramente rispetto agli altri). In questo blog scrivo della mia passione librosa, con recensioni e rubriche. Che altro posso dirvi di me? Sono laureata in Lingue e culture straniere e in Scienze socioantropologiche per l'integrazione e la sicurezza sociale. Non so ancora come sarà il mio futuro, ma sono molto determinata a scoprirlo. Ho la sfortuna nel sangue, ma cerco di sorridere alla vita!

martedì 29 settembre 2020

Recensione: 'La sindrome di Pompei' di David Rice

Buongiorno amici! Finalmente vi parlo di questo libro che ho comprato con tanto entusiasmo ma che, ahimé, mi ha davvero delusa. Sapete bene che se io acquisto un thriller significa che quello mi ha davvero colpita e La sindrome di Pompei mi aveva affascinata moltissimo. Credo che nel momento dell'acquisto mi abbia un po' influenzata al'esame universitario che stavo preparando, dove una parte del materiale riguardava proprio i disastri nucleari. Insomma, ero interessatissima e mi aspettavo un volume scoppiettante e carico di adrenalina. Invece....

Titolo: La sindrome di Pompei
Autore: David Rice
Pagine: 319
Prezzo: € 9,90
Editore: Newton Compton Editori
Traduzione: Chiara Manfrinato

TramaGalway, Irlanda. Tre persone, turbate da una stessa paura, stanno per venire a capo di un complotto terroristico che potrebbe sfociare in un disastro planetario. Il tempo corre e all'orizzonte si profila un orrore inimmaginabile... La civiltà occidentale è sull'orlo dell'autodistruzione? Padre Frank Kane pensa che l'intero Occidente sia sul punto di collassare eppure l'umanità va avanti imperterrita, ignorando tutti i segnali della fine imminente: è la sindrome di Pompei, ovvero l'ignara gioia di vivere alla vigilia della catastrofe. Meg Watkins, giornalista, sta indagando sulle misure di sicurezza inadeguate nell'imponente centrale nucleare di Freshpark: in caso di incidente le conseguenze sarebbero disastrose non solo per le città vicine ma per tutto il continente europeo. Il detective Jack Stokes sta mettendo insieme le prove per incastrare una cellula di terroristi guidata da un inafferrabile e insospettabile finanziatore, ancora da identificare.


<<L'attacco terroristico a una centrale nucleare diventa realtà in un thriller capace di tradurre in fiction le paure più nere>>, questa è la descrizione che si trova sul libro e che ha attirato la mia attenzione. Cosa vi aspettate da una presentazione come questa? Un po' di adrenalina, un po' di brivido? Bene, come non detto. Dimenticate tutte le aspettative, perché in realtà La sindrome di Pompei è un libro assolutamente e terribilmente PIATTO. Se il prologo sembrava promettere bene, già dai primi capitoli si capisce che c'è qualcosa che non va. Una giornalista, la nostra protagonista Meg, si trova a dover scrivere un articolo sulla centrale nucleare della città e di punto in bianco, in tre pagine, diventa la massima esperta di nucleare e inizia a scrivere una rubrica di accuse che, seppur possano essere correte, il lettore non capisce come le siano potute venire in mente. Le sue non sono indagini, è come se d'improvviso le fosse caduta in testa la scienza infusa. E potete capire quanto possa stonare una cosa simile in un libro che si incentra totalmente su Meg e sui suoi articoli? 
Dall'altra parte, nel secondo punto di vista, abbiamo Jack, un poliziotto che lavora in ambito dell'anti-terrorismo. Il suo lavoro sarebbe lodevole, se non fosse che tutta la sua parte è un concentrato di pregiudizi. Nella storia si sta cercando un possibile terrorista (inizialmente non se ne capisce nemmeno il perché) e Jack si fionda subito su un gruppo di persone mediorientali soltanto perché sono devote all'Islam. Bho, questa cosa mi ha infastidita perché nella storia vengono citate varie etnie, ma Jack tiene in considerazione soltanto i musulmani, come se fossero feccia da tenere sotto controllo a prescindere. Ovviamente le sue intuizioni sono corrette, ma mi ha dato fastidio l'inizio delle indagini. Senza alcuna traccia, pista o prova Jack si è fiondato subito su quel gruppo di persone. Senza motivo, soltanto perché non gli ispiravano fiducia a causa dei suoi pregiudizi.
Tutto il libro si basa sul nulla. Le indagini avanzano senza indizi, le ricerche di Meg sono pochissime, eppure lei sembra diventare la divinità dell'anti-nucleare. Il tutto è davvero piatto. Piattissimo e noioso.
Quando all'improvviso è stato inserito il punto di vista dei terroristi, ho sperato che iniziasse una parte più ricca di adrenalina, ma in realtà anche qui lo schema diventa noioso e ripetitivo: siccome i nostri protagonisti devono guadagnare tempo nelle loro indagini, allora i terroristi hanno continuamente problemi che ritardano la loro scesa in campo, fino a farli diventare poco credibili.
Quando alla fine arriva il momento dell'attentato c'è un piccolo colpo di scena che mi ha sorpresa ed è stato l'unico momento in cui ho detto: urca! Per il resto il libro mi ha delusa ed anche il finale non mi ha affatto appagata. L'ho trovato banale e, ancora una volta, senza senso logico.


4 commenti:

  1. Ciao Ilenia! Sinceramente già dalla trama non mi ispira più di tanto. Con la tua recensione, però, mi sono convinta che non lo recupererò mai! 😂

    RispondiElimina
  2. Ciao, i thriller non mi interessano granche, mi spiace che a te non sia piaciuto piu che altro; grazie per la recensione

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il thriller non è uno dei generi che leggo più volentieri, però questo mi aveva attirata tantissimo!

      Elimina

Grazie per la visita! Se ti va, ricordati di lasciare un commento. Risponderò al più presto!❤

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.