Buongiorno lettori! Lo so che solitamente tendo a non pubblicare due post simili consecutivamente, ma la verità è che per la prima volta mi trovo con delle recensioni arretrate e quindi devo recuperare un po' di spazio.
Oggi vi parlo di un libro la cui recensione mi ha fatto davvero penare, perché sono stata combattuta fino alla fine su come concluderla.
Titolo: Non chiedermi mai perché
Autore: Lucrezia Scali
Pagine: 310
Prezzo: € 10,00
Editore: Newton Compton Editore
Trama: È la vigilia di Natale e Ottavia si gode uno dei periodi dell'anno che preferisce. Anche suo figlio è al settimo cielo: col nasino all'insù osserva i fiocchi di neve che imbiancano i tetti delle case. I biscotti allo zenzero sono ancora caldi, riempiono del loro profumo l'auto carica di regali, una musica allegra accompagna Ottavia, Mattia e Stefano mentre si mettono in viaggio verso la casa dei nonni. Quasi abbagliati dalla felicità, si accorgono troppo tardi della macchina davanti a loro... Ottavia si sveglia in un letto d'ospedale e capisce subito che qualcosa è cambiato: lo vede negli occhi e nella voce della madre, negli sguardi dei medici. Fuori continua a nevicare, come se la soffice coltre bianca volesse coprire ogni cosa, ma il ricordo di Mattia e Stefano è e sarà troppo vivo per potere essere dimenticato... È possibile trovare il modo per non annegare nel dolore? Si può trovare la forza, dopo aver toccato il fondo, per riscrivere il proprio destino?
Recensione:
'Non chiedermi mai perché' è un libro che fa dannatamente male. Lo so, lo so, vi starete chiedendo perché allora non ho smesso di leggerlo? Semplice, perché quello che mi ha fatto provare è stato un dolore strano, sordo, che mi ha fatto male, ma allo stesso tempo mi ha fatto del bene.
La storia di Ottavia mi ha letteralmente sommersa di emozioni e mi ha fatta sentire estremamente vulnerabile e spaventata, perché la Scali ha messo insieme tutte le paure più grandi, quelle che tutti noi facciamo tacere dentro il nostro cuore, fingendo di non averci mai pensato perché 'non succederà proprio a me'. Allo stesso tempo, il percorso di questa donna piegata dalla vita mi ha resa grata per tutto ciò che ho, mi ha messo una grandissima paura di perderlo, di poter vedere smontata la mia esistenza. Mi ha permesso di innamorarmi nuovamente di cose per le quali prima avevo perso piacere, perché Ottavia mi ha ricordato una cosa importante, fondamentale: non è vero che siamo invincibili. Non è vero che la nostra vita è protetta. Non è vero che non siamo destinati all'inevitabile dolore della morte. Eppure, ci ricorda anche che proprio per i motivi appena scritti, dobbiamo ricordarci di aprire gli occhi e di apprezzare ciò che ci circonda, di volerci bene e di circondarci di cose che ci fanno stare bene, perché per vivere il dolore avremo sempre un tempo che non basterà mai.
La storia causa un pugno al petto che ci accompagna per tutto il corso della lettura, qualche singhiozzo, qualche risata nervosa, dei sorrisi sinceri e tanta voglia di gridare contro la vita. Nonostante il suo tema potente (dove troviamo anche l'importanza della donazione degli organi, che appoggio pienamente), però, scorre benissimo e si legge in breve tempo, alternando il presente al passato (le parti più dolci in assoluto) ed alle pagine di diario in cui Ottavia parla del suo dolore e comunica con suo marito e suo figlio. Personalmente, in alcuni punti ho sentito il bisogno di staccare qualche minuto per riprendermi dal turbine di emozioni che mi assaliva, prima di rituffarmi nella lettura.
La cosa che più mi ha sorpresa, stilisticamente parlando, è che in questo volume Lucrezia ci svela un lato di sé totalmente nuovo, accompagnato da un modo di scrivere molto maturo che ci dimostra ancora una volta la sua bravura.
Il finale, devo ammetterlo, mi ha fatto male. Lo so, non è ciò che uno si aspetterebbe di sentirsi dire (il perché lo capirete solo dopo aver letto il libro), eppure qualcosa nel modo in cui il libro si è concluso mi ha lasciato un piccolo graffio dentro. Lo so che la vita è così, che inevitabilmente prosegue, va avanti. Però, nonostante sia fiera di Ottavia, ammetto che qualcosa nell'epilogo di questa storia mi ha lasciato un piccolo dolore al centro del petto.
Credo di aver capito il tema del libro e se da una parte mi mette una certa tristezza è proprio il genere di libro che finisco sempre per leggere (si, sono masochista XD).
RispondiEliminaAhahaahah è vero, sei TREMENDAMENTE masochista, però questo è davvero bello!
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