Chi sono?


io Mi chiamo Ilenia e sono una ragazza umbra estremamente curiosa, amante degli animali, della natura, delle scienze, del cibo, dei giochi da tavola/videogiochi e dei libri. Amo leggerli, viverli e respirarli. Non ho un genere preferito ed ho sempre pensato che cercare di abbracciare la lettura nel suo insieme sia un enorme pregio. Ammetto, però, di avere qualche difficoltà con alcuni generi, come gli erotici, gli storici e i gialli (che leggo più raramente rispetto agli altri). In questo blog scrivo della mia passione librosa, con recensioni e rubriche. Che altro posso dirvi di me? Sono laureata in Lingue e culture straniere e in Scienze socioantropologiche per l'integrazione e la sicurezza sociale. Non so ancora come sarà il mio futuro, ma sono molto determinata a scoprirlo. Ho la sfortuna nel sangue, ma cerco di sorridere alla vita!

lunedì 28 giugno 2021

Recensione: 'Il bambino con il pigiama a righe' di John Boyne

 Buongiorno lettori e buon inizio settimana! Oggi purtroppo vi porto una recensione negativa, legata ad un libro che so essere stato amato da molti: Il bambino con il pigiama a righe.


Titolo: Il bambino con il pigiama a righe
Autore: John Boyne
Pagine: 211
Prezzo: € 10,00
Editore: BUR Rizzoli
Traduzione: Patrizia Rossi

Trama: Leggere questo libro significa fare un viaggio. Prendere per mano, o meglio farsi prendere per mano da Bruno, un bambino di nove anni, e cominciare a camminare. Presto o tardi si arriverà davanti a un recinto. Uno di quei recinti che esistono in tutto il mondo, uno di quelli che ci si augura di non dover mai varcare. Siamo nel 1942 e il padre di Bruno è il comandante di un campo di sterminio. Non sarà dunque difficile comprendere che cosa sia questo recinto di rete metallica, oltre il quale si vede una costruzione in mattoni rossi sormontata da un altissimo camino. Ma sarà amaro e doloroso, com'è doloroso e necessario accompagnare Bruno fino a quel recinto, fino alla sua amicizia con Shmuel, un bambino polacco che sta dall'altro lato della rete, nel recinto, prigioniero. John Boyne ci consegna una storia che dimostra meglio di qualsiasi spiegazione teorica come in una guerra tutti sono vittime, e tra loro quelli a cui viene sempre negata la parola sono proprio i bambini.



Devo ammettere che la storia di Bruno, il piccolo protagonista di questo libro, è partita abbastanza bene. I primi capitoli sono riusciti ad emozionarmi e a farmi venire la pelle d'oca, almeno fino al momento in cui - con il magone in gola - ho letto le scene in cui il padre di Bruno, generale delle SS, parla degli ebrei come se fossero animali da macello. Da lì in poi, nonostante la storia in sé non degeneri particolarmente a livello emotivo, per me c'è stato un diminuendo di pazienza ed un crescendo di insofferenza.
Bruno è figlio di una delle figure più terrorizzanti del periodo nazista, vive di fianco alla rete del campo di concentramento di Auschwitz, ogni giorno osserva i soldati maltrattare gli ebrei (anche nella sua stessa casa) e nonostante questo fino all'ultimo rimane con la convinzione che dentro i campi i bambini ci vadano per giocare. Shockante, poi, quando parlando con la sorella si accorge di non avere idea dell'esistenza deli ebrei.
Partendo dal fatto che questa cosa è proprio infondata perché ai tempi i bambini tedeschi erano sottoposti ad un'educazione ferrea sul tema raziale, non riesco a concepire come Bruno non riesca a comprendere ciò che gli accade attorno. Anche nello straziante finale, questo bambino non riesce a pensare lucidamente e continua a credere che sia tutto un gioco. Non credo che il tutto possa essere giustificato dicendo "ma Bruno è solo un bambino!", perché ci sono delle epoche storiche in cui non cambiava nulla l'essere solo dei bambini. Bruno vive in una famiglia di SS, ha contatti diretti con Hitler, vede maltrattare nella sua stessa casa una moltitudine di persone e, nonostante tutto questo, continua a vivere nel suo mondo, senza farsi domande né cercare risposte. Anche quando la sorella gli spiega apertamente come stanno le cose, Bruno prosegue nel pensare ciò che più preferisce. A un certo punto, devo ammettere di aver dubitato della sua intelligenza.
L'amicizia con il bambino di Aushwitz è un tasto dolente, nel senso che in quel bambino si vedono i soprusi e gli abusi, eppure anche in questo caso il protagonista non riesce ad aprire i suoi stessi occhi. 
In generale, credo che l'idea di vedere una storia simile raccontata da un bambino tedesco sia molto interessante, peccato però che la storia sia stata totalmente sfalsata a causa di questo atteggiamento del protagonista.
Passando alla coerenza storica, in questo libro non ce ne è molta, ma da un certo lato capisco la scelta dell'autore, perché se non avesse smontato qualche legge storica sarebbe stato pressoché impossibile scrivere il volume. Diciamo che è palese che l'autore abbia voluto soffermarsi solo sul romanticismo dell'amicizia, piuttosto che sulla veridicità e plausibilità della trama.
Sono molto dispiaciuta, perché mi aspettavo tanto da questo libro e invece mi ha davvero delusa. Si salvano sicuramente i primi capitoli e lo stile iper scorrevole dell'autore, che riesce ad immedesimarsi benissimo nel modo di pensare di un bambino. Per il resto, Bruno mi ha davvero scioccata.

4 commenti:

  1. avevo letto da qualche parte che non fosse attendibilissimo storicamente, ed infatti anche tu me lo confermi. Il film l'ho visto più di una volta, quindi bene o male la storia mi è nota, ma se non ne vale la pena, non credo che mi affretterò a leggere il libro :-D
    ciao ;-)

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    1. Io non so se guarderò il film, perché alla fin fine si tratta di una storia molto dolorosa. Però mi piacerebbe vedere se il protagonista è stupido quanto nel libro

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  2. Non l'ho letto ma ho sentito dei pareri molto contrastanti su questo libro e dopo questa recensione capisco perchè :/ peccato!

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    1. Ovviamente se ti ispira ti consiglio di leggerlo! Per me è stato davvero un flop

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