Buongiorno lettori e buon sabato! Con la recensione di oggi scalo altri due obiettivi dalla maratona che sto seguendo ed aggiungo un classico alla mia sfida annuale personale (me ne manca soltanto un altro per raggiungere l'obiettivo, spero di farcela!). Come sempre quando parlo di classici, vi ricordo che in questa sede non sono qui per fare un'analisi critica dell'opera, ma soltanto per dire le mie impressioni al riguardo.
Titolo: 'Il principe di Homburg-La brocca rotta-Anfitrione
Autore: Kleist
Pagine: 269
Prezzo: € 12,00
Editore: Garzanti
Traduzione: Alighiero Chiusano
Trama: In apparente contraddizione con lo spirito tragico e problematico che pervade tutta la sua produzione, in "La brocca rotta" Kleist traccia con brio sottile il profilo di un giudice che si trova nella paradossale situazione di indagare su un delitto di cui è egli stesso il colpevole. Nell'"Anfitrione", sulla falsariga di Plauto e di Molière, rappresenta il dramma di un'anima che pirandellianamente si dissolve, non sapendo più riconoscere una realtà obbietriva. Nel "Principe di Homburg", sullo sfondo dell'ambiente militare prussiano, mette in scena il conflitto tra gli impulsi dell'individuo e l'astratta ragione di stato, dando un ruolo di primo piano all'immediatezza dell'inconscio.
Di Kleist avevo studiato bene La brocca rotta all'università e siccome letteratura tedesca era una delle poche materie che mi piacevano in triennale, mi ha fatto piacere tornare tra le pagine di questa opera che apre la raccolta (a discapito di quando annunciato in copertina, le tre opere sono nell'ordine: La brocca rotta, Anfitrione, Il principe di Homburg). In questa commedia nata da una scommessa, Kleist stravolge la sua solita follia nobile per dare protagonismo a dei personaggi che sono quasi animaleschi. L'atmosfera comica vede la falsità come prerogativa: Adam, ad esempio, parla costantemente nel falso e le menzogne vengono spacciate per realtà nonostante siano letteralmente impossibili da rendere credibili.
Nella seconda opera di questa raccolta, ovvero Anfitrione, Kleist si ispira alla commedia di Molière creando una situazione in cui gli dei (Giove e Mercurio) scendono sulla terra prendendo le sembianze di due dei protagonisti della commedia. In questo modo tutta la storia ruota attorno alla dicotomia ed all'annullamento della propria identità ed Anfitrione e Sosia tentano in ogni modo di riacquistare il proprio 'io', anche a scopo di rendersi ridicoli. Sosia, però, sembra quasi accettare l'esistenza di un suo identico fratello e ci permette di comprendere la differenza tra come si appare e come siamo in realtà.
L'ultima opera, Il principe di Homburg, si differenzia dalle prime due perché è un dramma e non una commedia. In questo dramma il protagonista disubbidisce in guerra, favorendo la morte di un uomo ma causando la fortuita vittoria del suo battaglione ed il re, suo zio, decide di condannarlo a morte per l'ennesima sfortuna che ha portato durante la battaglia. Homburg (eroe sognatore e totalmente diverso dal classico concetto di eroe di guerra) impersona dapprima l'uomo disperato, che si getta ai piedi di tutti e supplica per la sua liberazione, per poi prendere coscienza dei suoi errori ed arrivare ad accettare la morte. Il finale riporta tutta la storia su un piano meno drammatico e permette al lettore di riflettere su quanto accaduto.
Nonostante si tratti di una raccolta di testi teatrali, tutte e tre le opere risultano scritte in uno stile poco complesso, seppur meccanico a causa dei dettami dati dallo stile da 'copione'. Il volume si lascia leggere abbastanza velocemente e le storie sono di facile comprensione.
Di Kleist avevo studiato bene La brocca rotta all'università e siccome letteratura tedesca era una delle poche materie che mi piacevano in triennale, mi ha fatto piacere tornare tra le pagine di questa opera che apre la raccolta (a discapito di quando annunciato in copertina, le tre opere sono nell'ordine: La brocca rotta, Anfitrione, Il principe di Homburg). In questa commedia nata da una scommessa, Kleist stravolge la sua solita follia nobile per dare protagonismo a dei personaggi che sono quasi animaleschi. L'atmosfera comica vede la falsità come prerogativa: Adam, ad esempio, parla costantemente nel falso e le menzogne vengono spacciate per realtà nonostante siano letteralmente impossibili da rendere credibili.
Nella seconda opera di questa raccolta, ovvero Anfitrione, Kleist si ispira alla commedia di Molière creando una situazione in cui gli dei (Giove e Mercurio) scendono sulla terra prendendo le sembianze di due dei protagonisti della commedia. In questo modo tutta la storia ruota attorno alla dicotomia ed all'annullamento della propria identità ed Anfitrione e Sosia tentano in ogni modo di riacquistare il proprio 'io', anche a scopo di rendersi ridicoli. Sosia, però, sembra quasi accettare l'esistenza di un suo identico fratello e ci permette di comprendere la differenza tra come si appare e come siamo in realtà.
L'ultima opera, Il principe di Homburg, si differenzia dalle prime due perché è un dramma e non una commedia. In questo dramma il protagonista disubbidisce in guerra, favorendo la morte di un uomo ma causando la fortuita vittoria del suo battaglione ed il re, suo zio, decide di condannarlo a morte per l'ennesima sfortuna che ha portato durante la battaglia. Homburg (eroe sognatore e totalmente diverso dal classico concetto di eroe di guerra) impersona dapprima l'uomo disperato, che si getta ai piedi di tutti e supplica per la sua liberazione, per poi prendere coscienza dei suoi errori ed arrivare ad accettare la morte. Il finale riporta tutta la storia su un piano meno drammatico e permette al lettore di riflettere su quanto accaduto.
Nonostante si tratti di una raccolta di testi teatrali, tutte e tre le opere risultano scritte in uno stile poco complesso, seppur meccanico a causa dei dettami dati dallo stile da 'copione'. Il volume si lascia leggere abbastanza velocemente e le storie sono di facile comprensione.
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