Buongiorno lettori e buon inizio settimana! Oggi vi lascio il mio parere su un libro che mi è stato gentilmente omaggiato da BookaBook e che mi ha piacevolmente tenuta compagnia nel corso della settimana passata. Nonostante io lo abbia letto in circa sei giorni a causa dei molteplici impegni e dello studio, questo è un libro che si leggerebbe davvero in massimo un paio di pomeriggi. Di seguito ve ne parlo per bene!
Titolo: Quando il grande spirito parlò
Autore: Simona Livio
Pagine: 188
Prezzo: € 13,00
Editore: BookaBook
Trama: Aruk e Akim vivono in una piccola tribù indiana alle pendici delle Grandi Montagne. Fra le prime battute di caccia e i sogni a occhi aperti sul futuro, l'adolescenza dei due fratelli trascorre felice nella serenità del villaggio. Ma una minaccia oscura sta per abbattersi sul loro popolo: un demone che porterà con sé morte e distruzione, e che da settimane infesta i sogni dei due ragazzi. Solo l'aiuto degli spiriti potrà salvarli, guidandoli attraverso un percorso pieno di pericoli, alla ricerca della salvezza della loro tribù e alla scoperta di se stessi.
Quando il grande spirito parlò è un libro che parla del destino di una tribù indiana e, in particolar modo, di due fratelli. Aruk ed Akim sono i protagonisti di questo volume e la storia si concentra attorno al senso di gelosia che spesso intercorre tra loro. La trama si basa proprio sul rapporto di amore-odio che questi due fratelli hanno sin da bambini e devo dire di aver apprezzato maggiormente Aruk tra i due, perché in generale si è sempre dimostrato meno bisognoso di attenzioni ed in particolar modo meno egoista. Akim, infatti, nonostante la sua importanza nella storia, fino alla fine si farà pervadere da un senso di invidia nei confronti del fratello e le sue scelte risulteranno sempre dettate da una sensazione di inadeguatezza nata dal continuo sentirsi inferiore ad Aruk e volersi in realtà dimostrare migliore di lui.
La storia scorre in modo davvero super veloce, accompagnata ad uno stile scorrevole e semplice che accarezza le vite dei membri della tribù e permette al lettore di sentirsi molto vicino ai loro cuori. In alcune parti, forse il tempo della storia corre un po' troppo. L'autrice, infatti, tende a fare sbalzi temporali molto grandi che in un primo momento destabilizzano il lettore, ma in realtà non sono un fattore particolarmente grave o sconvolgente. Più o meno ad un certo punto si comincia a capire quando, girando pagina, ci si troverà catapultati ad anni o mesi di distanza rispetto alla pagina precedente.
Simona Livio è riuscita a creare un libro per ragazzi (e non solo) dall'ambientazione realistica e ben strutturata, alla quale riesce ad intrecciare fasi spiritali, leggermente oniriche, che regalano al lettore la sensazione di star viaggiando all'interno di una leggenda. Ed è proprio con questa parola che vorrei definire Quando il grande spirito parlò: leggenda. Durante la lettura, infatti, non si può fare a meno di sentire una sensazione quasi mistica che ci avvolge e ci accompagna dall'inizio alla fine di questa storia, dove vengono narrate le gesta di un popolo in difficoltà e la rinascita di cuori pieni di tristezza. Il romanzo trasmette un pensiero molto bello: bisogna far pace con se stessi e bisogna rendersi conto delle proprie capacità, della propria unicità per poter realizzare un nostro piano di vita che sia soddisfacente.
Quando il grande spirito parlò è un libro che parla del destino di una tribù indiana e, in particolar modo, di due fratelli. Aruk ed Akim sono i protagonisti di questo volume e la storia si concentra attorno al senso di gelosia che spesso intercorre tra loro. La trama si basa proprio sul rapporto di amore-odio che questi due fratelli hanno sin da bambini e devo dire di aver apprezzato maggiormente Aruk tra i due, perché in generale si è sempre dimostrato meno bisognoso di attenzioni ed in particolar modo meno egoista. Akim, infatti, nonostante la sua importanza nella storia, fino alla fine si farà pervadere da un senso di invidia nei confronti del fratello e le sue scelte risulteranno sempre dettate da una sensazione di inadeguatezza nata dal continuo sentirsi inferiore ad Aruk e volersi in realtà dimostrare migliore di lui.
La storia scorre in modo davvero super veloce, accompagnata ad uno stile scorrevole e semplice che accarezza le vite dei membri della tribù e permette al lettore di sentirsi molto vicino ai loro cuori. In alcune parti, forse il tempo della storia corre un po' troppo. L'autrice, infatti, tende a fare sbalzi temporali molto grandi che in un primo momento destabilizzano il lettore, ma in realtà non sono un fattore particolarmente grave o sconvolgente. Più o meno ad un certo punto si comincia a capire quando, girando pagina, ci si troverà catapultati ad anni o mesi di distanza rispetto alla pagina precedente.
Simona Livio è riuscita a creare un libro per ragazzi (e non solo) dall'ambientazione realistica e ben strutturata, alla quale riesce ad intrecciare fasi spiritali, leggermente oniriche, che regalano al lettore la sensazione di star viaggiando all'interno di una leggenda. Ed è proprio con questa parola che vorrei definire Quando il grande spirito parlò: leggenda. Durante la lettura, infatti, non si può fare a meno di sentire una sensazione quasi mistica che ci avvolge e ci accompagna dall'inizio alla fine di questa storia, dove vengono narrate le gesta di un popolo in difficoltà e la rinascita di cuori pieni di tristezza. Il romanzo trasmette un pensiero molto bello: bisogna far pace con se stessi e bisogna rendersi conto delle proprie capacità, della propria unicità per poter realizzare un nostro piano di vita che sia soddisfacente.
Sembra diverso dal solito, ottima recensione
RispondiEliminaGrazie, te lo consiglio!
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