Carissimi amici, ben ritrovati nel blog! Oggi voglio parlarvi del mio incontro con Simone Cristicchi, avvenuto il 17 Febbraio. Solitamente quando vi parlo di presentazioni di libri, lascio un piccolissimo spazio finale per la foto con l'autore, invece questa volta ho deciso di partire proprio da questo perché per me incontrare Cristicchi è stato un sogno. Seguo questo splendido e poliedrico artista da quando ho dieci anni e non ho mai smesso di considerarlo un poeta, un esempio. Poterlo incontrare, potergli parlare, è stata per me un'emozione fortissima e sono felicissima di aver avuto questa opportunità. E' un'emozione che non dimenticherò mai e questo anche grazie alla sua gentilezza, al suo calore, ai suoi occhi colmi di amore.
Dopo questa premessa, passo finalmente al succo dell'incontro: la presentazione di Abbi cura di me, biografia scritta da Simone in collaborazione con il giornalista Massimo Orlandi. In questo libro, Cristicchi ci svela un po' della sua vita e qui di seguito vi lascio le domande che gli sono state poste durante la presentazione.
Quanto è importante il silenzio nella società del frastuono? La risposta di Simone è quasi immediata e ci fa per prima cosa concentrare su quello che è il nostro più grande ostacolo al silenzio: la digifrenia, ovvero il bisogno di interrompere costantemente ciò ce stiamo facendo per controllare i nostri dispositivi non appena emettono un suono; tutto compreso il silenzio. Quest'ultimo è in realtà un grande contenitore di rumore, perché al suo interno ci sono tutti i nostri pensieri e molto spesso ci troviamo in difficoltà ad affrontare la nostra stessa mente. La disattenzione è uno dei problemi sociali più grandi di oggi e se la parola attenzione indica il 'volgere la propria anima verso qualcosa', allora abbi cura di me significa chiedere attenzione. Secondo un detto Buddista l'attenzione è la strada per l'immortalità.
Nel libro racconti di diversi incontri, ma qual é quello che ha pesato di più nella tua crescita artistica? Simone risponde partendo dalla morte di suo padre e di un sé bambino che, per smaltire la sua rabbia, ha iniziato a disegnare e scrivere. I suoi disegni imitavano quelli di Benito Franco Jacovitti, un fumettista. Un giorno Simone decide di mostrare i suoi schizzi a questo artista che, inaspettatamente, lo sgrida e gli dice che non è copiando gli altri che si diventa artista, ma trovando la propria unicità. Successivamente il fumettista lo ha preso sotto la sua ala ed è diventato come un secondo padre per Simone, sino alla sua morte. L'incontro con questo artista ha permesso a Cristicchi di imparare una grande lezione: siamo tutti unici ed essere unici è la nostra verità, la nostra vita.
Cos'è per te la felicità? Simone risponde dicendo di aver dedicato gli ultimi anni della sua vita a cercare una risposta a questa domanda, creando anche uno spettacolo attualmente attivo in tutta Italia. Ha chiesto a molte persone cosa fosse secondo loro la felicità ed ha ottenuto risposte tutte diverse. Simone sostiene di essere felice nel momento in cui, come un albero che regala i suoi frutti, riesce a creare qualcosa che riesca a sfamare qualcuno. Felicità è essere umili e saper dire grazie.
Cosa ha prodotto in te la consapevolezza di aver restituito alla storia la pagina dimenticata di foibe ed esuli? Simone risponde raccontando il modo in cui è venuto a conoscenza del Magazzino 18 di Trieste, l'emozione provata e l'idea, suggeritagli dal magazziniere, di costruirci su uno spettacolo. Spettacolo che, contro ogni aspettativa, già nella sua prima messa in scena nel 2013 ha riscosso enorme successo. Tutt'oggi è il suo spettacolo più riprodotto. Questa esperienza ha permesso a Simone di comprendere che a volte da una piccolissima emozione si può creare qualcosa di grande.
Nella biografia racconti di luoghi importanti, tra cui al primo posto Trieste. C'è un posto che ti emoziona particolarmente di quella città, puoi parlarcene? Simone racconta di una statua rappresentante due innamorati che si baciano, situazione che nella realtà non è mai potuta accadere perché il ragazzo rappresentato è stato ucciso in tempo nazista nell'unico campo italiano avente un forno crematorio. La statua è simbolicamente un ricordo di quanto è bello l'amore, di quanto è forte ed importante.
Raccontaci dei silenzi trovati nei manicomi d'italia. Quanto è sottile la differenza tra follia e umanità? Simone racconta della sua prima, devastante esperienza in visita ad un manicomio nel 2006. Da quella visita, rimasto scioccato, ha capito che le persone di alcuni reparti sono semplicemente dimenticate. E' come se non esistessero e questo non è concepibile, sopratutto perché ancora oggi esistono luoghi simili, seppur ben mascherati da facciate pulite. In un manicomio scopre un paziente che ogni giorno regala una rosa ad un'infermiera e da lì parte l'idea di scrivere la canzone Ti regalerò una rosa. Per quanto riguarda la follia, bisogna ricordarsi sempre di distinguere tra follia, un concetto quasi filosofico, e malattia mentale perché quest'ultima è una malattia bruttissima, che causa tanto dolore. La malattia mentale ci fa paura perché sappiamo che tutti potremmo cascarci, anche quando non ce lo aspettiamo.
Qual è l'insegnamento più importante che ci insegna lo spirito delle masserizie? Oltre all'undicesimo comandamento, ovvero non dimenticare, la storia degli esuli ci dona un insegnamento importantissimo: la dignità. La storia dell'esodo è una storia di resurrezione, dove ci si aggrappa ad ogni forza per ricominciare, pur lasciandosi tutto alle spalle. Senza lamentarsi.
Dopo questa premessa, passo finalmente al succo dell'incontro: la presentazione di Abbi cura di me, biografia scritta da Simone in collaborazione con il giornalista Massimo Orlandi. In questo libro, Cristicchi ci svela un po' della sua vita e qui di seguito vi lascio le domande che gli sono state poste durante la presentazione.
Quanto è importante il silenzio nella società del frastuono? La risposta di Simone è quasi immediata e ci fa per prima cosa concentrare su quello che è il nostro più grande ostacolo al silenzio: la digifrenia, ovvero il bisogno di interrompere costantemente ciò ce stiamo facendo per controllare i nostri dispositivi non appena emettono un suono; tutto compreso il silenzio. Quest'ultimo è in realtà un grande contenitore di rumore, perché al suo interno ci sono tutti i nostri pensieri e molto spesso ci troviamo in difficoltà ad affrontare la nostra stessa mente. La disattenzione è uno dei problemi sociali più grandi di oggi e se la parola attenzione indica il 'volgere la propria anima verso qualcosa', allora abbi cura di me significa chiedere attenzione. Secondo un detto Buddista l'attenzione è la strada per l'immortalità.
Nel libro racconti di diversi incontri, ma qual é quello che ha pesato di più nella tua crescita artistica? Simone risponde partendo dalla morte di suo padre e di un sé bambino che, per smaltire la sua rabbia, ha iniziato a disegnare e scrivere. I suoi disegni imitavano quelli di Benito Franco Jacovitti, un fumettista. Un giorno Simone decide di mostrare i suoi schizzi a questo artista che, inaspettatamente, lo sgrida e gli dice che non è copiando gli altri che si diventa artista, ma trovando la propria unicità. Successivamente il fumettista lo ha preso sotto la sua ala ed è diventato come un secondo padre per Simone, sino alla sua morte. L'incontro con questo artista ha permesso a Cristicchi di imparare una grande lezione: siamo tutti unici ed essere unici è la nostra verità, la nostra vita.
Cos'è per te la felicità? Simone risponde dicendo di aver dedicato gli ultimi anni della sua vita a cercare una risposta a questa domanda, creando anche uno spettacolo attualmente attivo in tutta Italia. Ha chiesto a molte persone cosa fosse secondo loro la felicità ed ha ottenuto risposte tutte diverse. Simone sostiene di essere felice nel momento in cui, come un albero che regala i suoi frutti, riesce a creare qualcosa che riesca a sfamare qualcuno. Felicità è essere umili e saper dire grazie.
Cosa ha prodotto in te la consapevolezza di aver restituito alla storia la pagina dimenticata di foibe ed esuli? Simone risponde raccontando il modo in cui è venuto a conoscenza del Magazzino 18 di Trieste, l'emozione provata e l'idea, suggeritagli dal magazziniere, di costruirci su uno spettacolo. Spettacolo che, contro ogni aspettativa, già nella sua prima messa in scena nel 2013 ha riscosso enorme successo. Tutt'oggi è il suo spettacolo più riprodotto. Questa esperienza ha permesso a Simone di comprendere che a volte da una piccolissima emozione si può creare qualcosa di grande.
Nella biografia racconti di luoghi importanti, tra cui al primo posto Trieste. C'è un posto che ti emoziona particolarmente di quella città, puoi parlarcene? Simone racconta di una statua rappresentante due innamorati che si baciano, situazione che nella realtà non è mai potuta accadere perché il ragazzo rappresentato è stato ucciso in tempo nazista nell'unico campo italiano avente un forno crematorio. La statua è simbolicamente un ricordo di quanto è bello l'amore, di quanto è forte ed importante.
Raccontaci dei silenzi trovati nei manicomi d'italia. Quanto è sottile la differenza tra follia e umanità? Simone racconta della sua prima, devastante esperienza in visita ad un manicomio nel 2006. Da quella visita, rimasto scioccato, ha capito che le persone di alcuni reparti sono semplicemente dimenticate. E' come se non esistessero e questo non è concepibile, sopratutto perché ancora oggi esistono luoghi simili, seppur ben mascherati da facciate pulite. In un manicomio scopre un paziente che ogni giorno regala una rosa ad un'infermiera e da lì parte l'idea di scrivere la canzone Ti regalerò una rosa. Per quanto riguarda la follia, bisogna ricordarsi sempre di distinguere tra follia, un concetto quasi filosofico, e malattia mentale perché quest'ultima è una malattia bruttissima, che causa tanto dolore. La malattia mentale ci fa paura perché sappiamo che tutti potremmo cascarci, anche quando non ce lo aspettiamo.
Qual è l'insegnamento più importante che ci insegna lo spirito delle masserizie? Oltre all'undicesimo comandamento, ovvero non dimenticare, la storia degli esuli ci dona un insegnamento importantissimo: la dignità. La storia dell'esodo è una storia di resurrezione, dove ci si aggrappa ad ogni forza per ricominciare, pur lasciandosi tutto alle spalle. Senza lamentarsi.
Questo è tutto, carissimi lettori!
Voi conoscete Simone Cristicchi?
Ciao Ilenia! Finalmente sono ritornata ufficialmente nella blogsfera, dopo tanto tempo! Proprio oggi ho "inaugurato" il blog con un piccolo post di ritorno.
RispondiEliminaComplimenti per questa intervista, davvero! Non capita spesso di riuscire ad intervistare personaggi così di rilievo e di porre domande così particolari. In particolare non sapevo del dramma della morte del padre da bambino e nemmeno della storia che sta dietro la canzone Ti regalerò una rosa. A volte le canzoni più note si canticchiano senza sapere i retroscena!
Non lo ho intervistato io, sono stata alla presentazione del romanzo e questi sono gli argomenti trattati. Probabilmente io sarei svenuta dall'emozione, se avessi dovuto intervistarlo io ahahahahahahah
EliminaCiao Ile! Come già sai sono felicissima che tu sia riuscita ad incontrarlo, deve essere stata una grande emozione ♥ È un artista che ascolto abbastanza spesso, non sono molto aggiornata ma continuano a piacermi soprattutto i primi due album :)
RispondiEliminaE' stata un'emozione enorme e ancora oggi mi batte il cuore fortissimo se ci penso <3
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